Dopo Taranto, la Basilicata è pronta ad allargare i suoi confini in Calabria. Paola cosa ne pensi?



PAOLA - A fine marzo 2018 è stato ufficializzata l’unione dei Comuni di Corigliano e Rossano che hanno dato vita alla città di   Corigliano-Rossano che ha fatto scomparire definitivamente i comuni disgiunti di Rossano e Corigliano, fondando quindi un’unica città che conta 80 mila abitanti con un solo Sindaco. Sullo sfondo, qualche voce data dai malpensanti dice che dopo l’unione dei Comuni, il secondo passo sarà quello di chiedere al Governo l’istituzione di una nuova provincia per l’alto ionio cosentino. Eppure in Calabria non tutti sanno di questa unione dei due Comuni. La notizia comunque ha superato i confini regionali e prendendo spunto dall’unione dei Comuni di Corigliano-Rossano, la città di Verbania assieme a tutta la provincia del VCO grazie ad un referendum, è pronta a “traslocare” dal Piemonte alla Lombardia. A seguire Verbania, ci sono la provincia di Biella che a breve chiederà di avviare un referendum per traslocare in “Valle D’Aosta” e Rieti che rimane sempre più decisa a passare in Umbria. Al Sud però il caso si ripete e come Verbania, c’è un’intera provincia, ossia quella di Taranto (con il solo comune di Manduria non favorevole) che è pronta a chiedere l’annessione ad altra Regione, la Basilicata.
Sono già circa dodicimila le firme raccolte dal Comitato cittadino “Taranto Futura” per il referendum consultivo di annessione della provincia di Taranto alla Regione Basilicata.
“Questo è un chiaro segnale – commenta l’avv. Nicola Russo –che la popolazione di Taranto e provincia spera in un futuro migliore. Una importante occasione, da non perdere, considerando anche che l’Unione Europea entro il 2020 dovrebbe attuare il piano strategico della macro regione jonica, un progetto che prevede all’interno del Golfo di Taranto, quindi per Basilicata, Puglia e Calabria, lo sviluppo economico della costa Jonica con stanziamento di importanti finanziamenti che, se gestiti in modo autonomo, porterebbero tanti benefici sul nostro territorio. In questo modo – prosegue Russo – la città di Taranto farebbe parte del progetto più ampio della Grande Lucania, che ha prospettato il prof. Fierro, dove prevede l’ingresso di alcuni comuni del Cilento (oggi situati politicamente in provincia di Salerno) e più precisamente da Acciaroli a Sapri sulla costa tirrenica e da Vallo della Lucania-Montesano sulla Marcellana a Casalbuono nell’entroterra, che passando in Basilicata, renderebbero possibili due sbocchi commerciali e turistici sia sul Mar Tirreno, sia sul Mar Jonio.”
Il Presidente dell'associazione Grande Lucania e viceprocuratore generale della corte dei conti Raffaele De Domenicis, che dal 2006 si è messo a capo del movimento “Grande Lucania”, alla testata “Italia Oggi” ha così commentato: “La Campania negli ultimi anni è stata aggredita dalla delinquenza organizzata e vogliamo prendere le distanze, non accettiamo più la leadership napoletana. Anche perché, come dimostra Giorgio Bocca nel suo libro 'Napoli siamo noi', se la capitale del Sud è diventata così è perché la classe intellettuale napoletana, la Napoli bene, ha sempre coperto tutto. Così, visto che in Campania, la Campania è concentrata solo su Napoli e Caserta e rispettive province e Salerno che di fatto termina sulla costa ad Agropoli e nell’hinterland di Battipaglia ed Eboli, noi cittadini della provincia del Sud di Salerno vogliamo avere più peso in ambito regionale e per questo pensiamo di andarcene in terra lucana dove avremmo un ruolo propositivo e amministrativo maggiore.” Il Vallo di Diano e l'intero Cilento del resto, secondo De Domenicis «hanno pochissimo in comune con la Campania.” È stato per questo, che i lucani di Campania pensano di muoversi di nuovo verso la loro casa madre. Ed allora il progetto Grande Lucania ha preso iniziativa «Il movimento nasce come movimento di identità lucana, poi si sono creati i circoli e io ho preso la presidenza. Ora siamo andati avanti, al quesito referendario hanno già aderito 16 consigli comunali, tra cui Sala Consilina, e tutti i comuni aderenti rappresentano circa 100.000 persone. Noi puntiamo al consenso di 40 o 50 comuni con 250.000 persone. Dopo di che, depositerò il quesito alla corte di cassazione per l'autorizzazione a celebrare il referendum. E se vinceranno i sì, come spero, notificheremo i risultati al governo perché si faccia promotore della legge nazionale di rettifica dei confini tra Basilicata e Campania».
Ma la Basilicata, sarebbe pronta ad estendere i suoi confini anche verso Sud ed accogliere nel proprio territorio i seguenti comuni calabresi dell’alto tirreno: Aieta, Praia a Mare, Grisolia, Orsomarso, San Nicola Arcella, Santa Domenica Talao, Santa Maria del Cedro, Scalea, Tortora, Marcellina, Cirella, Verbicaro, Mormanno e Papasidero. A questa proposta ci aveva pensato già nel 2012 il Segretario di Lega Nord Calabria Primo Marino, ma all’epoca rimase una semplice proposta.

Il progetto Grande Lucania, al solo fine di valorizzare i comuni dell’Alto tirreno cosentino, accoglierebbe ed annetterebbe nel territorio della nuova Basilicata, non solo i Comuni che vanno da Tortora a Santa Maria del Cedro, ma anche i Comuni di: Belvedere Marittimo, Sangineto, Cittadella del Capo, Sant’Agata d’Esaro sul tirreno, Amendolara, Roseto Capo Spulico, Alessandria del Carretto sullo ionio e i comuni di Mormanno, Castrovillari, Saracena, Lungro, Altomonte e San Sosti.
In questo modo, i vantaggi sarebbero molti, poiché comuni come Scalea e Castrovillari prenderebbero maggiore pregio, basta pensare a Lagonegro, comune più piccolo di Scalea, che ad oggi detiene un Tribunale ed una casa circondariale, strutture che alla data di oggi a Scalea non sono esistenti.
Così, la Calabria partirebbe sul tirreno da Cetraro, ma uno dei referenti del progetto Grande Lucania, nei giorni scorsi ha dichiarato: “Per noi non ci sarebbero problemi ad annettere al nostro territorio lucano i comuni calabresi costieri tirrenici che vanno da Tortora fino a Paola, i Comuni di Amendolara e Roseto Capo Spulico sullo Ionio, oltre che Castrovillari ed i comuni dell’hinterland.

Se tutti i Comuni aderissero al progetto, la Calabria inizierebbe da Trebisacce sullo Ionio, da San Lucido sul Tirreno e da Fagnano Castello e Tarsia nell’entroterra. I vantaggi per i comuni calabresi entranti in Basilicata sarebbero molti: maggiore attenzione da parte delle istituzioni, che oggi nell’alto tirreno calabrese si recano solo per prendere i voti e poi dimenticarli. Poi si passerebbe alla fondazione di almeno una nuova provincia tra Castrovillari e Paola e formazione di altre strutture sul territorio al fine di valorizzare il Golfo di Policastro ed i comuni tirrenici, visto che abbiamo in mente anche di recuperare sul tirreno l’Aeroporto di Scalea che oggi è gestito da una società di Napoli per usi privati e diversi da quella che era la destinazione d’uso (per renderlo almeno un aeroporto di voli nazionali ed europei) così come sullo Ionio l’Aeroporto di Grottaglie che è fermo da tempo ed è in stato di abbandono essendo non attivo. Ma l’idea è quella di creare un porto turistico sul tirreno e quale meta migliore se non Paola, città che dovrebbe vivere di turismo religioso 365 giorni l’anno, ove il progetto del porto è fermo da più di cento anno e non è mai stato realizzato. Ma l’attenzione sarebbe anche sulla valorizzazione delle Terme di Guardia Piemontese e soprattutto sulla sanità, visto che molti residenti in Calabria oggi trovano cure mediche presso l’Ospedale di Lagonegro dove i tempi di attesa per qualsiasi prestazione sono inferiori rispetto a centri come Paola o Cetraro gestiti dalle ASL Calabresi che minacciano sempre di “chiudere i battenti” o “ridimensionare” i presidi sanitari. Basti pensare se l’Ospedale di Paola fosse gestito dalla ASL Basilicata, rimarrebbe un polo importante per il basso tirreno lucano e saremmo favorevoli ad avviare o potenziare strutture ospedaliere nei territori di Cetraro, Scalea-Praia e Castrovillari. Ma anche il turismo decollerebbe: quello costiero che parte da Acciaroli e termina a Paola, valorizzando il turismo religioso.”

Grande Lucania fa un’analisi: “I Comuni dell’alto tirreno cosentino così come quelli dell’hinterland di Castrovillari, anche da un punto di vista culturale e fonetico sono più vicini alla Basilicata, come quelli del Cilento. Pensate al dialetto, una persona di Scalea, di Belvedere Marittimo o di Castrovillari ha più similitudini nel vernacolo con quelli della provincia di Potenza e non con i dialetti di Catanzaro, Reggio Calabria, Lamezia Terme o Vibo Valentia. In realtà, la Calabria parte da Rende-Cosenza-Montalto Uffugo così sulla costa tirrenica il dialetto cosentino parte da San Lucido.”

Come aderire al progetto Grande Lucania ed chiedere di traslocare in Basilicata? “Basterebbe che in ogni Comune, ci fosse un rappresentante che farebbe un comitato ed avvierebbe una raccolta firme per traslocare in Basilicata o che contatti la nostra associazione per organizzare il tutto e raggruppare più comuni: meglio ancora se fossero i Sindaci a fare questa iniziativa. Il passo successivo, sarebbe quello del referendum nei singoli comuni e con la maggioranza dei voti, comunicare i risultati alla Regione Calabria e alla Regione  Basilicata, per ufficializzare il trasferimento. La Lucania accoglierebbe tutti a braccia aperte.”

Qui di seguito i contatti di Grande Lucania:

Luogo e indirizzo:Vallo della Lucania, Via S.PassaroTelefono: 097475440Email:info@fondazionegrandelucania.it

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